Le Storie (libro XXXI. Adrianopoli) by Ammiano Marcellino

Le Storie (libro XXXI. Adrianopoli) by Ammiano Marcellino

autore:Ammiano Marcellino
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-03-21T16:00:00+00:00


16. I Goti, assoldate truppe di Unni e di Alani, tentano invano di attaccare Costantinopoli. Con quale stratagemma Giulio, generale di fanteria oltre il Tauro, liberò le province orientali dai Goti.

[1] Per tutta la notte seguente, che non fu lunga perché estiva, si dedicarono a curare le ferite applicando i loro metodi particolari di cura. Sorto il giorno, scoppiò fra loro un contrasto in quanto erano incerti in che direzione volgersi, e, dopo lunga discussione, decisero di occupare Perinto per impadronirsi, muovendo di qui, delle città vicine cariche di ricchezze. Infatti erano informati d’ogni cosa dai disertori e conoscevano addirittura l’interno delle case, ed a maggior ragione le città. Presa questa decisione che sembrò utile, a marce lente si mossero senza incontrare alcun ostacolo e sconvolgevano la regione con saccheggi ed incendi.

[2] Dopo l’opportuna partenza di costoro, quelli che erano stati assediati ad Adrianopoli, allorché appresero da esploratori degni di fede che le zone vicine erano libere dai nemici, uscirono dalle mura nel cuore della notte e, evitando le strade maestre, attraverso zone boscose e difficilmente accessibili si diressero di corsa in parte a Filippopoli e di lì a Serdica39, altri in Macedonia. Trasportavano seco le ricchezze che erano riusciti a salvare e cercavano in ogni modo di affrettarsi al massimo, come se sperassero di trovare Valente in quelle regioni. Essi erano completamente all’oscuro che era perito nel furore della mischia o che comunque s’era rifugiato in una casupola dove si riteneva che fosse morto bruciato.

[3] Ma i Goti, congiuntisi con gli Unni e gli Alani, popoli assai bellicosi, coraggiosi e resi saldi dalle difficoltà e dalle asprezze della vita, che, grazie all’accortezza di Fritigerno, essi s’erano associati attirandoli con meravigliosi premi, posero l’accampamento nei pressi di Perinto, ma non osarono né avvicinarsi alla città né attaccarla memori delle precedenti sconfitte. Devastarono però completamente, uccidendo o catturando gli abitanti, le campagne che si estendevano per lunghissimo tratto. [4] Di qui, spinti dal desiderio vivissimo di immense ricchezze, si mossero in fretta verso Costantinopoli e, risoluti di compiere ogni sforzo per distruggere quell’immensa città, marciavano, per timore di agguati, in ordine quadrato. Ma, mentre avanzavano sfrenati e battevano quasi alle porte della città, la divinità celeste li respinse nel modo seguente. [5] Un gruppo di Saraceni (sulla cui origine e costumi ci siamo lungamente trattenuti in diversi passi dell’opera40), più atti a far preda di materiali necessari alle spedizioni anziché a scontri regolari, era stato fatto venire di recente in quella zona. Essi uscirono coraggiosamente dalla città per attaccare i barbari, di cui improvvisamente avevano visto una schiera, e, dopo una dura e lunga battaglia, le due parti si allontanarono senza un risultato decisivo. [6] Ma gli orientali riuscirono vincitori per un caso nuovo e mai visto prima. Uno di loro, con il capo coperto da una grande chioma e tutto nudo fuorché il pube, con urla roche e lugubri si gettò, con il pugnale sguainato, in mezzo alla schiera dei Goti ed appressò le labbra alla gola di un nemico ucciso succhiandone il sangue sparso.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.